venerdì, Settembre 20, 2024
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    HomeLAVOROLa formazione come opportunità per lavorare in sicurezza

    La formazione come opportunità
    per lavorare in sicurezza

    La sicurezza sul lavoro non è solo l’adempimento di un quadro normativo, bensì e soprattutto un fattore di competitività. Bisogna iniziare a ragionare in quest’ottica per arrivare a recepire l’importanza della formazione continua nel settore come un’impostazione culturale che ne fa un valore strategico nel core business dell’azienda stessa.

    Prevenzione, preparazione, formazione, ma soprattutto cambio di mentalità e rispetto delle normative. Ne abbiamo parlato con Nico Favale, formatore qualificato e consulente in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro in Pmitalia Lecce.

    Nico Favale

    Partiamo dalle novità più attuali, come ci si sta muovendo?

    «La materia è in continua evoluzione. Come novità imminente attendiamo ottobre, per l’entrata in vigore della Patente a punti nei cantieri edili. Invece, ancora non ha visto la luce, in ritardo ormai di oltre due anni, il nuovo accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, che dovrebbe riorganizzare il sistema della formazione».

    Qual è l’importanza della formazione in materia di sicurezza sul lavoro per i dipendenti e per la cultura aziendale? E quanto conta l’aggiornamento delle competenze per un ambiente sicuro?

    «La formazione, come del resto in ogni contesto, è il pilastro portante nella struttura delle capacità umane. In materia prevenzionistica un lavoratore adeguatamente formato, che viene aggiornato di continuo, contribuisce senza dubbio in maniera rilevante alla costruzione di un sistema lavorativo sicuro. Non a caso collochiamo la formazione, l’informazione e l’addestramento nelle principali misure di prevenzione».

    Che metodologie si utilizzano per assicurare l’efficacia della formazione e per coinvolgere attivamente i dipendenti nel processo di apprendimento?

    «Utilizziamo vari canali. Sempre più spesso si fa ricorso alla formazione genericamente definita on-line, anche se ci sarebbero da fare dei distinguo. Personalmente, pur non sottovalutando le potenzialità della formazione a distanza, preferisco le lezioni frontali dove c’è il contatto diretto con i discenti. Molti lavoratori hanno necessità di essere tirati dentro la lezione, coinvolti attivamente. Occorre sfruttare gestualità, postura, tono della voce e bisogna leggere il volto degli allievi per essere veramente efficaci. Secondo me, una lezione “emozionale” possiamo averla solo in aula. Bisogna toccare le corde giuste».

    Quali argomenti e competenze trattate nei corsi per la sicurezza sul lavoro e come sono strutturati tali programmi?

    «Gli argomenti trattati sono dettati dalla normativa vigente nell’ambito della singola tipologia di corso. Chiaramente la modalità di erogazione e quindi la struttura del corso stesso non possono prescindere dalla tipologia specifica di discenti in aula. Nè si può prescindere, è ovvio, dal settore di appartenenza delle imprese e dai rischi specifici». 

    Dottore Favale, qualche consiglio per le aziende che desiderino migliorare il proprio programma di formazione e promuovere la cultura della sicurezza.

    «Si deve passare dal concetto di formazione obbligatoria a quello di formazione proiettata verso una crescita delle competenze, della percezione dei rischi e quindi della consapevolezza che lavorare in sicurezza può solo fare bene da tutti i punti di vista. Insomma, trasformare l’obbligo in opportunità, il costo in investimento. Per ottenere ciò occorre rivolgersi a professionisti con esperienza e professionalità, che sappiano valutare in modo oggettivo la situazione e costruire un percorso formativo effettivo ed efficace. È indispensabile selezionare formatori che investono a loro volta nella propria formazione e che sono costantemente in contatto con gli attori istituzionali e non del sistema prevenzionistico».

    In altre parole, è essenziale affidarsi a formatori qualificati con lunga esperienza. Conta però anche l’empatia e non va trascurato l’aspetto psicologico.

    «Bisognerebbe evitare di affidare la formazione dei propri lavoratori a persone che non abbiano reali capacità tecniche ed empatiche, tali da consentire di penetrare a fondo nel loro animo, determinando cambiamenti in positivo nei comportamenti quotidiani tenuti sul luogo di lavoro. I docenti devono essere in grado di lavorare sulla psicologia del lavoratore, affinché arrivi a potersi rifiutare di svolgere attività pericolose senza le adeguate misure di prevenzione e protezione».

    a cura della redazione

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