giovedì, Settembre 19, 2024
spot_img
More
    HomeATTUALITA'Gen Z e lavoro, nuove regole del gioco

    Gen Z e lavoro, nuove regole del gioco

    Consapevole e determinata, alla ricerca di un sano equilibrio tra vita privata e lavoro, di sicurezza psicologica e di opportunità personali: ecco la Gen Z, pronta a riscrivere le regole del gioco lavorativo. Non è solo una sensazione, lo conferma anche la prima edizione del ranking Best Workplaces for GenZ, la classifica delle 20 migliori aziende per cui lavorare pubblicata da Great Place to Work Italia lo scorso giugno.

    Sono stati analizzati i dati di 3.554 collaboratori nati tra il 1998 e il 2012, fascia che intercetta la Gen Z, su un totale di 73.702 persone operative nelle 214 aziende coinvolte. Al primo posto si è piazzata proprio una realtà pugliese di sviluppo software.

    «La Gen Z è più esigente delle precedenti perché più consapevole. Essere esigenti oggi significa conoscere a fondo il mondo lavorativo e le politiche sociali, comprendendo i diritti e gli obblighi di datori di lavoro e lavoratori», così commenta i dati Raffaella Ferreri, co-founder dell’incubatore certificato The Qube, società di consulenza innovativa per imprese e startup pugliesi. Tutti i giorni è in cabina di regia per accompagnare queste giovani promesse verso la realizzazione del loro futuro. «Sono giovani che affrontano crescenti pressioni finanziarie e realtà lavorative in evoluzione, in un contesto sociopolitico ed economico incerto – spiega -, laddove divengono cruciali priorità come flessibilità degli orari, assistenza sanitaria privata, aumenti salariali regolari, opportunità di sviluppo, equilibrio tra lavoro e vita privata, rapporto con i superiori».

    Raffaella Ferreri consulente su innovazione per imprese e start up
    Raffaella Ferreri

    Allo sviluppo personale e all’equilibrio tra vita privata e lavoro i Gen Z attribuiscono il massimo valore. Ma quanto le aziende sono pronte ad accogliere tali istanze?  

    «Il work-life balance è ormai un elemento chiave di negoziazione nei contratti aziendali. Le aziende possono favorirlo con strumenti come orari flessibili, banca ore, asili nido aziendali, campus nei giorni di chiusura delle scuole. E, ancora, con riunioni a orari adeguati, uso funzionale delle nuove tecnologie e aiuti aziendali per il benessere fuori dal lavoro. Ma, perché tutto funzioni, serve una cultura basata sulla fiducia e sull’orientamento ai risultati. Ovviamente non può mancare una strategia che valorizzi le persone e le loro esigenze. Nelle aziende più virtuose, tale equilibrio diventa un elemento distintivo nell’employer branding, in termini di attrazione, conservazione e tutela dei talenti».

    Quali sono i punti distintivi che rendono la Gen Z una risorsa per le aziende? 

    «Il mondo del lavoro ritiene fondamentali abilità comunicative, padronanza della lingua madre e di una lingua straniera, capacità gestionali, problem solving e competenza nell’uso della tecnologia. Le alte skill digitali sono essenziali per ruoli in sicurezza digitale, telecomunicazioni, progettazione software, marketing e analisi dati, che sono alla base dell’innovazione. Grazie alla mia esperienza con collaboratori della Generazione Z posso dire che i giovani puntano su un ambiente lavorativo dinamico e informale, uso delle nuove tecnologie, opportunità di crescita, etica aziendale, rispetto delle differenze e attenzione all’impatto sociale. Flessibilità, formazione, dinamismo, crescita e sostenibilità sono essenziali».

    Pare che i talenti Z cambino spesso lavoro. Cosa c’è dietro? 

    «Le ragioni sono tante, tra cui aspettative elevate, discrepanza di valori, indipendenza e mentalità imprenditoriale, priorità alle aspirazioni, crescita professionale e insoddisfazione sul posto di lavoro. La tendenza a cambiare lavoro, all’incirca ogni due anni, è il prodotto dell’instabilità e incertezza dell’assetto sociale. La precarietà lavorativa, come pure il disincanto verso il mondo professionale e la società, pongono sfide enormi. Tra queste, emergono la necessità di aumentare l’offerta di lavoro, garantire tutele personali e creare un clima aziendale positivo e confortevole. Tocca a noi datori essere abili supervisori, in grado di cogliere il minimo cenno di resa e insoddisfazione per risolvere subito i problemi. The Qube cerca di essere molto attenta a tali aspetti».

    Si parla di un aumento dei job hoppers, letteralmente “saltare da un lavoro all’altro”. Possono esserci implicazioni lavorative?

    «Il fenomeno si sta radicalizzando ormai. Se da un lato permette al lavoratore di acquisire competenze diverse e ottenere stipendi più alti grazie alla negoziazione con nuove aziende, dall’altro presenta diversi svantaggi. La precarietà lavorativa aumenta e i datori di lavoro percepiscono una mancanza di lealtà da parte dei dipendenti. I job hoppers non vedono gli effetti del loro lavoro nel lungo periodo, precludendosi l’opportunità di imparare e crescere professionalmente. Inoltre, assumere e formare nuove persone è costoso e richiede tempo, pertanto il contributo di un job hopper può risultare troppo breve per essere efficace. È un comportamento che compromette la stabilità aziendale e il senso di appartenenza, fondamentali per motivare il team e mantenere l’equilibrio interno».

     A questo punto, i Gen Z sono visionari o molto perspicaci? 

    «Mi piacerebbe riproporre il quesito ai ragazzi che lavorano con me, non tutti della generazione Z. Ho fiducia nei giovani, nutrono una visione positiva del futuro con prospettive realistiche. Il mondo del lavoro è in costante evoluzione, nessuno è esente dal progresso e dai cambiamenti rapidi. La chiave è vivere la realtà e migliorarla sfruttando le nostre capacità. Come diceva Sigmund Freud: “L’uomo energico, l’uomo di successo, è colui che riesce, a forza di lavoro, a trasformare in realtà le sue fantasie di desiderio”».

    di Anna Colazzo

    RELATED ARTICLES

    LEAVE A REPLY

    Please enter your comment!
    Please enter your name here

    - Advertisment -spot_img

    POPOLARI

    COMMENTI

    La Voce delle PMI
    Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.