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    Politiche attive e orientamento, pilastro del successo lavorativo

    La ricerca di occupazione rappresenta oggi una vera e propria sfida. Ma le politiche attive per il lavoro e l’orientamento professionale possono aiutare a raggiungere il successo individuale e collettivo. Scopri come e perché.

    «L’attivista americana Wilma Mankiller affermava testualmente “Io penso che nessuno, in nessuna parte del mondo, possa parlare di futuro del proprio popolo o della propria organizzazione, senza parlare di formazione. Chiunque controlli la formazione dei nostri ragazzi controlla il futuro”». Alessia Martiriggiano, psicologa clinica e del lavoro, parte da questa citazione per esplorare con noi il ruolo cruciale della formazione. È responsabile d’area in Pmi Servizi & Formazione, ente accreditato alla Regione Puglia, e in Pmitalia Lecce, agenzia per il lavoro accreditata alla Regione Puglia e al ministero del Lavoro.

    La citazione di Wilma Mankiller sottolinea oggi più che mai l’importanza della sinergia tra formazione e lavoro.

    «Assolutamente sì. Ne sono prova quella tra Pmi servizi & formazione, che permette di formarsi e acquisire competenze specifiche, e Pmitalia Lecce, che prevede l’accompagnamento al lavoro. I risultati raggiunti ci confermano quanto i due step siano propedeutici in un percorso individuale di inserimento lavorativo funzionale».

    Qual è la situazione attuale e che peso hanno le misure in atto? 

    «Le nostre misure in atto, come Garanzia giovani, Programma Gol, Percorsi, formazione autofinanziata e tutto il resto, prevedono appunto le due fasi inscindibili di formazione/orientamento. Formare per noi ha la duplice funzione di permettere un apprendimento attivo delle nozioni, in senso didattico, e di consentire agli utenti di sperimentarsi in un determinato settore, magari non ancora approfondito, ma potenzialmente affine».

    Che funzione ha l’orientamento per l’inserimento socio-lavorativo? 

    «Immaginare il proprio futuro lavorativo non è mai facile. Oggi i disoccupati tendono spesso a buttarsi a capofitto in percorsi lavorativi plurimi, per misurarsi in più settori o per mera necessità. Ma, se da un lato è funzionale alla strada da intraprendere, dall’altro comporta il rischio di non essere più appetibili o per anagrafica o per mancata specializzazione in un dato settore. I beneficiari presi in carico da noi hanno la possibilità di essere orientati gratuitamente. Li sproniamo a scoprire le proprie inclinazioni e li guidiamo al percorso più idoneo per potenziare le competenze lavorative. Tra queste ci sono anche le soft skills, vale a dire le abilità sociali e trasversali».

    Il lavoro di orientamento professionale cambia per i progetti under e over 30. Ma è importante pure per chi deve ricollocarsi.

    «Supportiamo entrambe le fasce, oltretutto i dati confermano che sempre più utenti over 30 necessitano di accompagnamento attivo nella ricerca del lavoro. Il trentenne, o su di lì, paga tra l’altro lo scotto di collocarsi in una fascia scomoda dal punto di vista del lavoro subordinato. Per capirci, è considerato troppo adulto per un’assunzione, che possa garantire all’azienda i vantaggi di eventuali decontribuzione e fruizione di incentivi fiscali, o troppo “acerbo” e privo della giusta esperienza sul campo».

    E il target 40-55 anni?

    «Questa fascia è ancora più difficile da gestire. Prevede ex percettori di sussidi, lavoratori stagionali, disoccupati a seguito di licenziamento, che necessitano di percorsi maggiormente mirati e qualificanti. L’ottica preminente è di un recupero del proprio ruolo sociale, che possa permettere di realizzarsi nuovamente e contribuire ancora tanto allo sviluppo socioeconomico del Paese».

    Insomma, in un panorama lavorativo in continua evoluzione, le politiche attive per il lavoro e l’orientamento professionale si rivelano fondamentali per navigare le sfide del mercato e facilitare l’accesso a opportunità occupazionali. Il loro approccio sinergico offre un supporto concreto e strutturato per quanti cercano di inserirsi o reinserirsi nel mercato del lavoro.

    di Anna Colazzo

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