Tra social, streaming, radio ibrida e piattaforme, la tv domina l’informazione e l’intrattenimento
Sempre più digitali, ma il telecomando resta saldo in mano. I social si rafforzano, internet domina, i giovani dettano legge sulle piattaforme. Eppure c’è un medium che continua a catalizzare l’attenzione degli italiani come nessun altro: la televisione. Perché, tra streaming, mobile, radio ibrida e social network in ascesa, è proprio la cara vecchia tv a mantenere lo scettro dell’informazione e dell’intrattenimento
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La televisione non molla il trono
La tv è ancora il mezzo più seguito in Italia, capace di battere la concorrenza dei digital media e radunare davanti allo schermo milioni di persone. Nel 2024 l’ha guardata il 94,1% degli italiani, con una lieve contrazione della digitale terrestre. Per il resto, la satellitare mette a segno un bel 47,7% (+2,6%), la web sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile si consolida con il 35,0% dell’utenza (+1,4%).
A svelare il trend in atto è il Censis nel 20esimo Rapporto sulla comunicazione, promosso da Mediaset, Rai, Intesa Sanpaolo e Tv2000. L’indagine fotografa un panorama in continuo movimento, con alcune certezze che resistono al tempo e alle tecnologie.
La forza della radio, anima ibrida
La radio? È un evergreen. Tiene saldo il suo pubblico, grazie a una continua capacità di ibridazione che si conferma anno dopo anno. I radioascoltatori sono il 79,1% degli italiani. Tutti i sistemi di ascolto restano stabili. Ma c’è un leggero rialzo per la radio tradizionale, dal 45,6% al 46,8%. Vale anche per la radio mobile, che tocca il 25,4%. Ma a dominare resta l’autoradio, scelta dal 68,9% degli utenti, insomma la più seguita in assoluto.
L’ascesa di internet, smartphone e social network
L’uso della grande rete è protagonista indiscussa del 2024 con il 90,1% di adepti e una sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (89,3% degli utenti). Crescono ancora i social network, che registrano un balzo significativo: dall’82% all’85,3%, vale a dire il 3,3% in più in un solo anno, a conferma della centralità del digitale nella vita delle persone.
Carta in crisi, informazione sempre più digitale
La carta stampata perde terreno. I quotidiani tradizionali. Nel 2024 registrano il minimo storico di lettori: solo il 21,7%, in calo del 45,3% rispetto al 2007. Diminuisce anche la lettura dei settimanali (arriva al 18,2%), mentre i mensili si mantengono stabili al 16,9%. Parallelamente, si rafforza il digitale, con i quotidiani online a quota 30,5% di utenza. Cresce invece con prepotenza l’interesse per i siti d’informazione, saliti dal 58,1% al 61%.
Libri in calo, gli e-book restano fermi
Battuta d’arresto per la lettura. Nel 2024 cala il numero di chi legge libri cartacei. Erano il 45,8% nel 2023, ora sono scesi al 40,2%. Nonostante l’abitudine ormai radicata al digitale, gli e-book non decollano e restano al 13,4%, senza segnali di crescita.
Instagram sorpassa tutti tra i giovani
Tra i 14 e i 29 anni dominano i social legati all’immagine. Il 78,1% usa Instagram, superando YouTube (77,6%) e lasciando più indietro TikTok, comunque scelto dal 64,2% dei giovani (contro il 35,4% della popolazione totale). Altissima anche la presenza sulle piattaforme di messaggistica: WhatsApp sfiora il totale con l’87,4%, seguito da Telegram (42,9%). Forte il peso delle app multifunzione come Amazon, utilizzata dal 60,1%.
Cresce la spesa per i dispositivi digitali
Nel 2023 le famiglie italiane hanno speso oltre 1.240 miliardi di euro. Guardando alla spesa mediatica, crollano libri e giornali, ma calano pure i servizi informativi e di comunicazione. Al contrario, è boom per i dispositivi digitali: gli acquisti di apparecchiature informatiche toccano i 14,9 miliardi nel 2023. In diciassette anni, la spesa è quintuplicata e passata dai 100 euro a famiglia del 2007 ai 503,7 euro del 2023.
Libertà d’espressione online, gli italiani si spaccano
Il 55,9% degli italiani difende il diritto a parlare liberamente sui social, ma con sfumature. Il 38,6% è favorevole nel consentire la libertà di espressione, purché ci siano limiti minimi per contenuti pericolosi. Al contrario il 17,3% chiede libertà assoluta, senza alcuna restrizione, poiché ritiene prioritaria la garanzia di tale e assoluta libertà di espressione. Sul fronte opposto, il 40,4% considera necessaria l’introduzione di limiti a essa. Tra questi, il 29,6% esprime una posizione più moderata ritenendo opportuno il rispetto di regole di base per moderare i contenuti. Solo il 10,8% vuole una regolamentazione severa. Insomma, un dibattito acceso, che riflette una società sempre più polarizzata anche nel mondo digitale.
Informazione tra tradizione e nuove abitudini
Tv con i telegiornali, facebook, motori di ricerca, televisioni all news e siti web sono le fonti più usate dagli italiani per informarsi. Seguono Instagram, YouTube e TikTok, sempre più rilevanti soprattutto tra i giovani. Se il 50,7% considera non imprescindibili i media tradizionali, il 49,3% non li abbandona. E, ancora, il 37,6% si affida esclusivamente all’informazione online, mentre il 62,4% mantiene un legame con altri canali. Tra i giovani il 70,3% mostra un netto distacco dai mezzi tradizionali. C’è però una certezza condivisa: l’85% degli italiani e l’80% tra i giovani ritiene l’informazione un diritto e un dovere. Per il 75,5%, resta irrinunciabile, nonostante le sue contraddizioni.
Algoritmi tra diffidenza e influenza invisibile
Solo il 42,6% degli italiani sa davvero cosa sia un algoritmo. In molti c’è diffidenza per l’innovazione, intesa come strumenti che decidono per noi, rubano dati o rappresentano forme moderne di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. La percezione di scarsa trasparenza delle tecnologie digitali e delle applicazioni IA è diffusa: il 59,9% si sente condizionato nelle scelte da motori di ricerca, social, piattaforme streaming e altro ancora. Il 54,7% dichiara di subire l’influenza nell’utilizzo dei social, il 28,4% negli acquisti online e il 20,8% nella consultazione di notizie.
La crisi degli influencer: un trend in declino
Il 71,2% degli italiani non ha mai seguito gli influencer, in pratica non è stai mai un “follower”, percentuale che scende tra i più giovani (al 51,4%). La fiducia è messa alla prova: il 34,4% dei 14-29enni ha cambiato opinione sui macro-influencer dopo il Pandoro Gate. Infine, per il 14,3% l’episodio non ha avuto un impatto così forte da allontanarli radicalmente dagli influencer.
Dunque, è evidente, nell’era delle piattaforme e della comunicazione liquida, vince chi sa parlare a tutti. E se il digitale cresce, cambia e si frammenta, la televisione resta ancora un punto fermo nel modo in cui gli italiani si informano e si raccontano, anche nel 2024. Nel blog si è trattato in altri articoli dell’importanza del digitale in tutti i campi, clicca qui per approfondire.
a cura della redazione