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    HomeIMPRESECERTIFICAZIONIParità di genere: la certificazione strategica per il cambiamento

    Parità di genere: la certificazione strategica per il cambiamento

    L’accreditamento delle certificazioni continua a confermarsi come un pilastro fondamentale per lo sviluppo delle politiche sociali. Ne è un esempio la certificazione accreditata per la parità di genere secondo la prassi di riferimento UNI/PdR 125. Nonostante sia recente, un paio di anni di vita, ha visto crescere prepotentemente sia il numero degli organismi accreditati per rilasciarla che quello dei siti italiani ed esteri certificati. Scopri con noi tutto quello che c’è da sapere e gli step da seguire per certificare la tua impresa.

    Cos’è e perché ottenere la certificazione della parità di genere?

    Con la prassi di riferimento UNI/PdR 125 si intende favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale. Quindi, migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita e lavoro (Dipartimento per le Pari opportunità).

    «La certificazione del sistema di gestione per la parità di genere costituisce una delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – spiega Stefano Scarpa, direttore di Mscert, Organismo di certificazione -. Per promuoverne l’adozione sono state attivate diverse iniziative, come lo stanziamento di fondi per la copertura dei costi di assistenza tecnica e l’accompagnamento alla certificazione per le Pmi».

    Sistema di certificazione della parità di genere

    È partita ufficialmente la raccolta e gestione dei dati del “Sistema di certificazione della parità di genere”. Dunque, si è nella fase decisiva dei lavori, che prevede la rendicontazione e il monitoraggio della misura, ma anche l’invio periodico dei dati alla Commissione Europea per capire come si stia procedendo. Spetta agli organismi certificatori fornire tali “informazioni” sulle aziende certificate, compresi i valori dei KPI (key performance indicators), secondo quanto stabilito dalla “Prassi di riferimento UNI PdR 125”. I dettagli sono riportati nella “Nota congiunta del Dipartimento per le Pari opportunità e Accredia per la raccolta dei dati del “Sistema di certificazione della parità di genere”. Accredia è l’ente unico italiano di accreditamento. I dati vengono caricati sul Sistema Informativo sviluppato dal Dipartimento per le Pari opportunità.

    Successo della certificazione nel mondo imprenditoriale

    La certificazione accreditata per la parità di genere al momento si piazza al quarto posto tra quelle scelte dalle imprese per il proprio sistema di gestione. E continua a registrare una crescita significativa. A distanza di poco più di due anni dall’attivazione sono ben 51 gli organismi accreditati. Invece, a marzo scorso, i siti aziendali certificati ammontavano a 11.109, con un’impennata notevole rispetto ai 1.197 registrati nello stesso mese dell’anno precedente. «Sono numeri importanti – sottolinea Scarpa -. Dimostrano come l’accreditamento delle certificazioni sia uno strumento efficace per lo sviluppo delle politiche sociali e per poter raggiungere maggiore equità di genere nel mondo del lavoro, soprattutto nei tempi attuali. A livello regionale c’è un grande fermento e molte imprese si sono attivate per ottenere la certificazione».

    Parametri per valutare inclusione e parità di genere

    La UNI/PdR 125:2022 prevede l’adozione di specifici key performance indicators (KPI), cioè indicatori di prestazione chiave. Si fonda su sei aree cruciali per valutare il grado di inclusione e di parità di genere:

    • cultura e strategia
    • governance
    • processi di human resources
    • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda  
    • equità remunerativa per genere
    • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro

    Incentivi e agevolazioni

    Il Pnrr ha stanziato fondi significativi (gestione condivisa con Unioncamere) a sostegno delle imprese che intendono certificarsi:

    • 2,5 milioni di euro per servizi di assistenza tecnica e accompagnamento
    • 5,5 milioni di euro per coprire i costi di certificazione

    Unioncamere, come soggetto attuatore, ha pubblicato tre avvisi per facilitare l’accesso alle agevolazioni, rivolti a:

    • organismi di certificazione accreditati per la formazione di un elenco di organismi interessati ad aderire alle misure di agevolazione della certificazione (14 febbraio 2023)
    • esperti per l’erogazione di servizi di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione (28 luglio 2023)
    • Pmi per la concessione di una prima tranche di contributi per la certificazione pari a euro 4 milioni (6 novembre 2023)

    Vantaggi e opportunità

    • premialità nei bandi pubblici: le stazioni appaltanti devono prevedere un punteggio premiale per i possessori della UNI/PdR 125:2022. Secondo il nuovo Codice Appalti, è previsto uno sconto fino al 20% della garanzia fideiussoria che l’operatore economico è chiamato a prestare per partecipare alle procedure di affidamento, cumulabile con altre riduzioni.
    • sgravi contributivi: oltre ai vantaggi nelle gare pubbliche, le aziende certificate sotto accreditamento possono ottenere un esonero fino all’1% dei contributi totali, con un massimo di 50.000 euro.
    • punteggi premiali: sono previsti da diversi avvisi pubblici. È il caso del Bando Mimit Investimenti Sostenibili 4.0.

    In sintesi, la certificazione della parità di genere rappresenta un’importante misura di inclusione e equità. Ma offre anche vantaggi concreti e misurabili per le imprese, supportando il loro impegno verso un ambiente di lavoro più giusto e sostenibile. Con l’avvio della raccolta dati e le agevolazioni disponibili, le aziende hanno ora l’opportunità di distinguersi nel loro percorso verso la parità di genere e promuovere un futuro più equo e inclusivo.

    a cura della redazione

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